Wednesday, November 12, 2008

Le canne lungo il fiume

LuckyLuke adorava il rumore del fiume. Avrebbe passato intere giornate seduto lungo la riva guardando l'acqua sfiorare le canne mescolare il fango e poi scappare verso il mare.
Pensava alle foglie, nate chissa' dove trasportate dalla corrente fino li' e gia' di nuovo lontane. Seguendo la scia di una foglia alzo' lo sguardo. Una coppia seduta su una panchina discuteva animatamente. Il figlio si dondolava cigolando su di una altalena arruginita.

Ad ogni oscilazione si spingeva piu' su come cercando quella quota a cui i suoni perdono forma e le parole si confondono con il fruscio del vento mescolate alle nuvole.
LukyLuke aveva l'impressione che se non fosse stato per quelle catene prima o poi ce l' avrebbe fatta e sarebbe diventato foglia o uccello o zanzara che a ben vedere poi sono la stessa cosa, esseri che vagano senza una meta fissa trasportati da flussi che li trascendono.
Quelle catene invece lo trattenevano, cosi' non ce l'avrebbe mai fatta.

Il figlio sembrava ignorarle e strappava con rabbia dando colpi di reni sempre piu' marcati verso l'alto.
LuckyLuke si avvicino' deciso ad aiutarlo. A intervalli regolari apriva le mani le appoggiava sulle spalle del bambino e spingeva piu' forte possibile.

Il ticchettio sordo del fermo che impediva alla altalena di compiere una rivoluzione intera contava un tempo sincopato ora piu' rapido ora piu' lento.
Urtando contro il fermo la cerniera smorzava la spinta, la catena si afflosciava in un ultimo tentativo di continuare a girare e tornava a cadere.

LuckyLuke noto' la presa di una mano sulla spalla che cercava di tirarlo indietro. Non cosi',
la madre lo guardava contrariata, vista da vicino era davvero una bella donna. Il viso segnato dagli anni ma uno sguardo intenso, deciso.
Cosi' spingi troppo forte, l'altalena potrebbe rompersi.
Mentre cercava di scostasrlo si udi' un crepito secco e i due si girarono appena in tempo per vedere la sedia dell' altalena schizzare via dai perni e catapultare il bambino dentro il fiume.

L'acqua fangosa lo inghiotti' , per risputarlo chissa' dove dopo averlo trascinato e convinto che sarebbe stato meglio spingere un po' meno.
Ma ormai era troppo tardi.


LukyLuke guardo' la madre negli occhi ma lei torno a spingerlo questa volta riuscendo a schivarlo e ad afferrare una delle catene dell'altalena. Il bambino era di nuovo li'. Ll'inerzia dell'altalena fece vacillare la madre che si contrasse e riprese subito l'equilibro. Smorzo' il movimento e l'altalena si fermo con una piroetta mentre il bambino descriveva strani cerchi, come quelli di una foglia che cade in autunno.


LuckyLuke non capi' quale dei due bambini, fosse quello reale, quello che veniva trascinato dalla corrente lontano, o quello che smetteva di volare e tornava verso la panchina per mano alla mamma. Decise di non farci troppo caso si alzo' e riprese a camminare.


Non aveva una meta precisa, era domenica, e non aveva nulla da fare. Tutto intorno il mondo brulicava di gente che sembrava avere un qualche impegno importante, chi sfrecciava in bicicletta chi semplicemente camminava parlando con un amico. Decise di unirsi al gruppo di persone ferme alla fermata dell' autobus.

LukyLuke si sedette. Aveva l'impressione di dare meno nell' occhio seduto che in piedi.
Perfino quando la fermata si svuotava all'arrivo di un autobus lui restava seduto e fingeva di aspettarne un altro, il quarantancinque, non il quindici.

Poco a poco il sole scendeva, le cose si tingevano di arancio e le ombre dei passanti si allungavano assonnate. LukyLuke pensava lontano, se esiste una distanza nel mondo dei pensieri.

Pensava ai caffe' alle vie piene di gente della domenica pomeriggio, alle domeniche sere al Limon Negro per poi arrivare a casa sudato.
Pensava a come di la' non fosse cambiato niente, a come di qui non fosse cambiato niente, pensava alle canne lungo il fiume che chissa' se si accorgono delle foglie trascinate dalla corrente.

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